Via Garegnano, 41
La Furlan Grafica nasce con Umberto, che nella Milano del Dopoguerra lavora dapprima come “procacciatore d’affari”, una versione meno raffinata dei moderni “commerciali”, ed in seguito trova maggiore stabilità lavorando in una cartoleria del centro città. All’inizio degli anni ‘60 la svolta, con l’idea di una tipografia nata insieme ad un amico e quasi subito rilevata da Umberto. In effetti oltre a tanta buona volontà non servivano grandi macchinari, una “pedalina” poteva bastare. Negli anni l’evoluzione tecnologica portò all’introduzione di una macchina platina (per i più romantici “stella”) ed una pianocilindrica.
Dopo aver appreso le basi dell’artigianato in una falegnameria romana, Livio si trasferisce a Milano dove incomincia a lavorare nell’azienda paterna. È il momento del primo grande cambiamento tecnologico, con l’avvento della stampa offset. Fu necessario aggiornare i macchinari, ma non attraverso una sostituzione, bensì con un affiancamento. Livio cavalcò il cambiamento introducendo dapprima un monocolore della Heidelberg e successivamente un bicolore. Cambiò anche la sede trasferendosi da via Bergamini, nel centro di Milano, a via Garegnano, nei pressi della famosa Certosa. Negli anni cercò di rendere il più possibile l’azienda indipendente, introducendo svariate opzioni di finitura (cucitura, piega, brossura, ecc.)
Quelli di Roberto sono gli anni della rivoluzione digitale, dapprima sottovalutata dai tipografi, divenne una vera e propria dannazione negli anni a seguire per chi non ebbe il coraggio di informatizzare il ciclo produttivo. Roberto raccolse la sfida, introducendo il reparto di fotocomposizione interno e la stampa digitale, oggi vero fiore all’occhiello dell’attività. Per scelta decide di affiancare nel reparto stampa le macchine introdotte dal nonno e dal padre con le moderne digitali, attraverso un accostamento affascinante e molto raro. Inoltre sta allestendo insieme al padre un piccolo museo dove ammirare le vecchie composizioni tipografiche ed i caratteri in piombo, cimeli che ad oggi non hanno riconosciuto il proprio valore, ma che, con il passare del tempo, desteranno sempre maggiore interesse, non certo dal punto di vista economico, ma da quello storico e..nostalgico.
Nel 2016 l’attività, vedendo continuamente crescere i propri volumi, compie un passo decisivo. Le macchine che erano state patrimonio di Umberto e Livio vengono sostituite da macchine digitali di nuova concezione. Spiega Roberto: “Un boscaiolo eredita l’ascia del nonno. Il padre sostituì il legno, mentre lui la parte metallica. La domanda è: si tratta ancora dell’ascia del nonno? La risposta, secondo me, è affermativa nella misura in cui seppur l’oggetto non è identico, identico è il suo saper fare, il mestiere tramandato, l’occhio nello scegliere la pianta, la manualità dell’impugnatura, la maestria nell’angolazione di taglio. Qualcosa di simile è successo alla mia azienda."